lettera aperta – comitato madri per Roma città aperta

lettera aperta del Comitato Madri per Roma Città Aperta

Ancora una volta, nel nostro
paese, a Verona, una vita è perduta per l’aggressione
da parte di giovani che hanno come idea guida il razzismo, l’intolleranza del
diverso.

L’uso della violenza fisica
e verbale è segno di una scomparsa
della capacità critica che spinge il violento a proclamarsi giudice e boia del
suo avversario dichiarato o anche di qualsiasi categoria egli senta come
nemica.

Il
razzismo, come caccia al diverso, allo
straniero, al povero, al deviante, a chi non accetta di appartenere al gruppo;

la cultura sessista, omofoba, intollerante, escludente che
nasconde la paura e l’incapacità di misurarsi con altre culture, di mettersi in
discussione; 

la mitizzazione e l’uso
della forza, delle armi, dei coltelli che vengono sfoderati e mostrati in ogni
occasione;

la diffusione di numerose
bande di adolescenti che incombono sui quartieri di periferia; portano un unico
segno, quello dell’ideologia della sopraffazione, dell’odio per le minoranze e
le diversità. Sono figli di una mistica razzista che si richiama ai principi
fondanti dell’ideologia fascista e nazista.

Nelle stanze di chi ha
ucciso Nicola Tomassoli a Verona sono stati trovati i simboli del fascismo e del nazismo. Sulle braccia di chi ha
ucciso Renato Biagetti a Roma  erano
tatuati i simboli della estrema destra.

Non vedere le dimensioni di
questi fenomeni, anzi continuare a darne interpretazioni riduttive significa
non capire che non stiamo parlando di ‘gruppetti’ e meno che mai di nostalgici
ma di una parte di giovani italiani che guarda al passato non solo come insieme
di simboli ma come prova che si può passare all’azione contro un mondo che non
funziona e non può funzionare proprio perché è democratico e tollerante.

Eppure questa  violenza non si cancella con le rivisitazioni
della nostra storia ma piuttosto nel cercare di conoscere e capire come e
perchè  si senta "escluso" e "potente" chi  vive
come una gara e una sfida costante la  vita della polis, qualunque sia la
sua situazione geografica e anagrafica.

Le istituzioni, i massmedia,
gli uomini di cultura sono chiamati a rispondere rispettivamente della loro
inerzia e dei tanti opportunismi che anche in queste ore permettono di dare
dignità di analisi socio-politica a quelle che sono solo pericolose
farneticazioni.

Se solo, al primo assalto,
alla prima aggressione, al primo saluto romano, fossero state applicate tempestivamente
le leggi che in Italia mettono al bando il fascismo e il razzismo,.

Se solo la parola sicurezza  fosse interpretata come battaglia per una cultura
della tolleranza e del rispetto delle diversità.

Se solo la parola antifascismo invece di essere messa ad
equa distanza dalla parola fascismo, fosse interpretata come l’azione continua
dei cittadini democratici contro ogni forma di razzismo e intolleranza. Se
continuassimo a considerarlo un valore fondante

Nicola e Renato sarebbero
ancora qui con noi.

E’ necessario interrogarci
su cosa è oggi o che cosa può essere oggi l’antifascismo.

Noi ne siamo convinte:
l’antifascismo oggi significa diritti, uguaglianza, partecipazione, pace.

 


Comitato Madri per Roma Città Aperta

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One Response to lettera aperta – comitato madri per Roma città aperta

  1. GpCaaav says:

    L’assassinio a Verona di Nicola Tommasoli per mano di una banda di nazisti non è il primo e non sarà l’ultimo degli episodi di barbarie di cui sono protagonisti i neofascisti veneti. Qualche tempo fa, un ragazzo del Centro Sociale La Chimica, sempre a Verona, era stato accoltellato gravemente. E decine di episodi, piccoli e meno piccoli, segnano la quotidianità di una regione che sta facendo dell’odio, dell’egoismo, del razzismo… la sua bandiera. Ma ovviamente, quando ad essere colpiti sono antifascisti o immigrati nessuno si scandalizza più di tanto. Oggi che ad essere ucciso è un giovane ragazzo l’Italia scopre il pericolo neo-fascista; una scoperta a durare qualche giorno sui mass media per poi essere ri-seppellita fino al prossimo morto.

    Il Veneto è da sempre fucina di criminali nazisti e fascisti, come negli ani ’60 e ’70, con i vari Freda e Ventura. E da anni i settori più radicali del neofascismo si danno appuntamento a Schio per commemorare fatti avvenuti 60 ani fa, sfilando impunemente mentre salutano “alla romana” e inneggiano al Duce.

    L’ANPI è arrivata persino a sottoscrivere un documento in cui si parla di “concordia” ovvero di riappacificazione. Ma a cosa è servito se non a offuscare la memoria di chi lottò con tutte le proprie forze contro il fascismo durante la Resistenza ? A nulla, perché non è con i richiami alla concordia che si fermano questi vigliacchi capaci sempre di colpire in tanti contro pochi, di accoltellare, il tutto nell’impunità.

    In questo momento in cui la rabbia prevale inevitabilmente sulla ragione verrebbe voglia di rispondere alla violenza di questi mascalzoni neri nell’unico modo in cui meritano. Ma dobbiamo domare la nostra rabbia, incanalarla nella costruzione di un movimento antifascista e antimperialista rinnovato, autorevole, forte, determinato, capace di costruire autodifesa politica, culturale e materiale, spazzando via quell’antifascismo “da operetta” che appoggia le missioni in Jugoslavia e il massacro sociale dei lavoratori.

    Oggi non siamo nel fascismo. E neppure ci avviamo verso il fascismo. Oggi, ciò che impera, è un capitalismo che non ha certo bisogno di squadristi per dominare, almeno per il momento, le nostre menti e le nostre coscienze. Ma ciò che non abbisogna oggi può sempre tornare utile domani, magari per un qualche “lavoretto” (come succedeva negli anni ’20 quando i fascisti aggredivano lavoratori e comunisti, o come succedeva con le stragi di Stato degli anni ’70). E tenuto conto che ci avviamo verso una fase di profonde contraddizioni alimentate dalla crisi economico-sociale e dalla “guerra tra poveri” (miseri quegli italiani che non avendo la forza e il coraggio di lottare contro i padroni se la prendono con gli immigrati loro fratelli di classe) è evidente che questi manipoli di “bravi ragazzi” di “buona famiglia” potranno sempre dare una mano allo Stato per colpire chi osasse metterne in discussione il potere.

    Già, lo Stato. Bello Stato quello di quel gentiluomo del presidente della Camera (ma come parla bene…) che declassa il massacro di un ragazzo al rango di male minore rispetto al bruciare una bandiera di Israele. Questo Fini con la kippa in testa è, non a caso, così strenuo “difensore” di Israele (paese che ogni giorno massacra e affama il popolo palestinese); perché Fini e Israele non sono che due facce della stessa medaglia, di una stessa oppressione, di una stessa concezione del mondo. La forma odierna delle leggi razziali non sarebbe la caccia all’ebreo, ma magari quella al musulmano e in generale all’immigrato.

    Noi non ci scandalizziamo. Qualcuno disse che ci sono morti che pesano come montagne e morti che pesano come piume. Quella di chi non attribuisce che una infima importanza alla vita di un ragazzo assassinato a Genova nel 2001 o a Verona nel 2008, è una vita (e dunque una morte) più leggera di qualsiasi piuma, così come lo sono quelle degli altri criminali che la pensano come lui. A Verona, come in Palestina.

    Dimostriamo che il Veneto non è indifferente, che ripudia il fascismo vecchio e nuovo, che non accetta la ferita di riproporre ciò che con coraggio e determinazione era stato combattuto affinché mai più si riproponesse.

    A Verona gli antifascisti, i giovani, i lavoratori veneti il 17 maggio diranno no al fascismo e al razzismo.
    Concentramento alla Stazione di Porta Nuova ore 15.

    Alto Vicentino, 10 maggio 2008
    Gruppo promotore per un Coordinamento
    antimperialista antifascista dell’Alto Vicentino
    Per informazioni contattare: EMAIL: caav@libero.it
    TEL: 340.4063172 (Vicenza) – 348.2900511 (Schio) – 340.4947998 (Bassano del Grappa)
    c/o Centro Brecht – Schio – Vi

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